domenica 29 gennaio 2017

Le principali teorie educative

Le relazioni educative sono rapporti che si creano all'interno del processo formativo tra docenti e allievi e che influenzano il rapporto tra gli alunni all'interno del gruppo-classe. 
Non è una semplice interazione sociale occasionale, ma nasce da un'interazione sociale stabile, perché i suoi protagonisti , condividono spazi comuni, svolgono insieme un'attività ecc. 
Come in ogni relazione sociale, anche la  relazione educativa esercita un'influenza sociale. In ogni relazione infatti siamo investiti da aspettative, attese, richieste che condizionano il nostro comportamento.

La relazione educativa affronta tre aspetti importanti:
  • la teoria psicoanalitica;
  • la teoria umanista;
  • la teoria sistemica.

La teoria psicoanalitica


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La teoria psicoanalitica studia la motivazione tra alunno e studente.

Secondo la psicoanalisi la classe è il campo di un incontro/scontro di forze inconsce, che emergono attraverso una grande varietà di sintomi: esplosioni di collera, forme di mutismo, insuccessi scolastici ecc., eventi che possono sconcertare e sembrare privi di ragioni.
La psicoanalisi invita a interpretare tali sintomi e a ricercare le cause profonde che ne sono all'origine.
La psicoanalisi aiuta a chiarire le ricchezza della relazione educativa, ad esempio mette in luce i fenomeni transfert, i ragazzi proiettano sull'insegnante le dinamiche del rapporto con i loro genitori.
E' possibile anche che si manifestino fenomeni di proiezione: quando qualcosa, all'interno della nostra psiche, è avvertito come pericoloso, viene inconsapevolmente proiettato all'esterno.
Ogni ragazzo ha inoltre un'immagine di sé, cioè una considerazione di se stesso. L'immagine di sé si costruisce attraverso un lungo percorso, a partire dal rapporto con la madre e con altre figure di riferimento.
In ogni relazione incide profondamente sul modo di comportarsi.



La teoria umanista 

La psicologia umanistica prende in esame il comportamento del docente e i suoi effetti sull'alunno.

Il principale esponente di questa corrente della psicologia è Carl Rogers.

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Ha elaborato una forma di psicologia basata sul rapporto di parità tra terapeuta e paziente. Ispirandosi a questo approccio, un insegnamento, per risultare efficace e significativo, deve essere flessibile e spostare il suo interesse dai contenuti al protagonista della relazione educativa: l'alunno.

Una pratica didattica ispirata alla teoria umanista, secondo Rogers, richiede tre atteggiamenti chiave:
  • autenticità o congruenza;
  • considerazione positiva incondizionata;
  • comprensione empatica.
Questi atteggiamenti sono in stretto rapporto tra loro: l'educatore deve porsi dal punto di vista dell'allievo (empatia), senza formulare giudizi perentori o imporre cambiamenti di comportamento (considerazione positiva incondizionata) per introdurre l'allievo a conoscere se stesso e a stabilire una continuità (congruenza).

L'educatore deve insegnare a imparare, cioè fornire gli strumenti metodologici necessari per usare  consapevolmente le conoscenze. L'allievo dovrà poi essere in grado di valutare da solo (autovalutazione) l'apprendimento avvenuto e quindi provare soddisfazione per i risultati ottenuti: questo coinvolgimento sarà indispensabile per il successo scolastico. La relazione educativa ha quindi il compito di favorire la metacognizione, ossia l'autovalutazione dei risultati ottenuti.


La teoria sistemica

La psicologia sistemica analizza la relazione educativa partendo da due presupposti: tutto è comunicazione e il mondo psichico è un sistema, ossia una totalità nella quale il mutamento di una parte influenza tutte le altre. 

È stata studiata da Paul Watzlawick uno dei più noti esponenti dell'approccio sistemico,

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per spiegare un singolo fenomeno occorre prendere in considerazione tutto il suo contesto. Ciò significa che, per esempio, l'improvviso insuccesso scolastico di un ragazzo potrà essere spiegato esaminando il contesto o i contesti di vita del ragazzo.

Le indicazione che la teoria sistemica fornisce all'educatore sono: 

  • L'educatore, nel contesto della classe, deve fornire la rioganizzazione interna ogni volta che un nuovo elemento turba l'equilibrio precedente.
  • Nel gruppo egli deve individuare le persone chiave il cui mutamento di atteggiamento rende possibile il mutamento collettivo, e individuare gli aspetti aperti al mutamento sia per l'intero gruppo sia per il singolo allievo senza minacciare l'idemtità profonda.
  • Tiene sotto controllo l'ansia o stimola l'attenzione quando si presenta un problema o viene assegnato un compito: un'ansia eccessiva, infatti può spingere alla fuga di fronte del compito  da affrontare, mentre un livello troppo basso di ansia determina bassa motivazione. Ogni volta che un problema viene risolto, si crea un nuovo tipo di stabilità dinamica, una nuova organizzazione cognitiva una diminuzione dell'ansia e un'accresciuta autostima.










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